Krsna e Arjuna sul carro da guerra
Quando non c’è desiderio,
tutte le cose sono in pace.
Lao Tzu
Visitando
il sito di Akiko
Nakakura ( 1 ) abbiamo trovato alcune
idee in sintonia con i punti di vista espressi
nelle brevi note che
compongono
il nostro Giocare
per vincere?
In questo
articolo prenderemo in esame tali punti di contatto cercando di
svilupparli, oltre che riprendere le considerazioni presenti nel
nostro precedente scritto.
Akiko
Nakakura, è stata una giocatrice professionista di Shogi.
Suo padre le ha insegnato a giocare quando aveva solo
6
anni. Insieme ad una sorella minore di 2 anni, Hiromi, ha studiato
presso l'Ikusei-kai,
istituto di formazione per giocatori
professionisti, dall'età di 16 anni . E' stata promossa a tale rango dopo un anno e mezzo. E' stata attiva in
tale ambiente agonistico
per 21 anni.
"E' impressionante," afferma Akiko Nakakura, "quante cose abbia potuto imparare dalla pratica dello Shogi."
"E' impressionante," afferma Akiko Nakakura, "quante cose abbia potuto imparare dalla pratica dello Shogi."
Akiko
Nakakura scrive: " Posso dire con orgoglio che lo Shogi ha
molte finalità e
che
esse
vanno
ben al di là rispetto
al "vincere" o al "perdere" (
2
)
e
questo
(lo posso dire) vivendo nel mondo
professionale dello Shogi."
Nell'Occidente
moderno in cui in quasi ogni disciplina si tende a esaltare
l'individualismo e la competività più estrema l'idea
espressa da Akiko Nakakura riguardo
all'inessenzialità del
vincere o perdere non potrebbe essere facilmente compresa. Inoltre il
mondo professionale degli Scacchi mostra di privilegiare, almeno attualmente, altri "valori". Alcuni
giocatori professionisti rilasciano inoltre
dichiarazioni dal tono
totalmente dissonante rispetto al punto di vista orientale riguardo ai giochi strategici.
Garri Kasparov scrive ad esempio:
Garri Kasparov scrive ad esempio:
“Ci sono poche cose così brutali
come gli scacchi professionistici.“
“Gli
scacchi sono considerati un simbolo universale di intelligenza e
complessità, raffinatezza e astuzia. Eppure l’immagine del tipico
giocatore di scacchi continua a essere quella di un eccentrico che a
volte rasenta la psicosi.“
“È
terribile perdere. La sconfitta provoca profondo dolore. Ogni volta che
la subisco io mi punisco mentalmente e penso nella mia mente all'intera
partita. Dove ho sbagliato?“
Queste
citazioni evidenziano nel modo più chiaro possibile quanto sia lontano
il punto di vista orientale da quello dell'uomo moderno nei confronti dei giochi strategici ma presumibilmente rispetto ad ogni aspetto
della vita…
”È terribile perdere...” rappresenta l'ammissione implicita di quanto sia stupendo vincere…ovvero di quanto sia importante per l'uomo occidentale di cui Garri Kasparov è una sorta di emblema, l'ottenimento di un risultato che appare agli occhi del grande pubblico come incontrovertibilmente positivo ma che non può che portare in individui egocentrici a esaltare mente e individualità, a soffrire grandi frustrazioni, sopratutto se si ha la ventura di avere una forma mentis analoga a quella del grande campione russo.
”È terribile perdere...” rappresenta l'ammissione implicita di quanto sia stupendo vincere…ovvero di quanto sia importante per l'uomo occidentale di cui Garri Kasparov è una sorta di emblema, l'ottenimento di un risultato che appare agli occhi del grande pubblico come incontrovertibilmente positivo ma che non può che portare in individui egocentrici a esaltare mente e individualità, a soffrire grandi frustrazioni, sopratutto se si ha la ventura di avere una forma mentis analoga a quella del grande campione russo.
Tali punti di vista sono cosiderati con un silenzioso disprezzo dagli orientali autentici ( 2 bis ) poiché
in Oriente, sopratutto in ambienti Indù e Buddisti, si ritiene
ancora la nascita umana un dono particolarmente prezioso se vissuta
nell'intento di liberarsi dal Saṃsāra.
Nutrire modalità che rafforzano gli attaccamenti spinge l'essere umano nella direzione opposta rispetto alla quale la nascita umana, potrebbe condurlo , sempre che l'essere in questione facesse propria l'indicazione di Dante Alighieri, che recita: "fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". » ( Divina Commedia, Inferno - Canto XXVI (vv. 112-120). Cosa questa che comporterebbe una graduale spogliazione del proprio ego secondo le dottrine d'Oriente e d'Occidente.
Nutrire modalità che rafforzano gli attaccamenti spinge l'essere umano nella direzione opposta rispetto alla quale la nascita umana, potrebbe condurlo , sempre che l'essere in questione facesse propria l'indicazione di Dante Alighieri, che recita: "fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". » ( Divina Commedia, Inferno - Canto XXVI (vv. 112-120). Cosa questa che comporterebbe una graduale spogliazione del proprio ego secondo le dottrine d'Oriente e d'Occidente.
L'affermazione
di Akiko Nakakura che
ha attirato la nostra attenzione, rappresenta un insegnamento comune agli antichi maestri di arti
marziali, insegnamento che è stato
tramandato fino ai giorni nostri, perlomeno
nelle scuole che hanno conservato
e trasmesso un deposito tradizionale.
Il
maestro Gichin Funakoshi afferma
( 3 ) :
"Lo scopo ultimo del karate non si trova nella vittoria o nella sconfitta, ma nella perfezione del carattere dei partecipanti".
Quello che vale per il karate varrà verosmilmente per Go, Shogi e Scacchi e così via..
Ed
ancora:
Il
Cammino della Pace scorre come un fiume e,
giacché niente può resistergli,
è inevitabilmente votato alla vittoria.
L'arte della Pace è imbattibile,
perché non si lotta contro qualcuno,
ma soltanto contro se stessi.
Vinci te stesso e trionferai sul mondo.
Morihei Ueshiba ( 5 )
Pur
se Akiko Nakakura non ci comunica in che cosa consistano i principi
dello Shogi la sua espressione rimanda in tutta evidenza alla comune
ascendenza delle arti marziali e dei giochi strategici orientali ( che
sono fin da tempi molto antichi strettamente legati ) quali lo Shogi ( 6
) e il Go ( 7 ) , ascendenze che vanno riferite a loro volta al
Buschido, ( 8 ) al Buddismo Zen ( 9 ) e alle concezioni più profonde
della tradizione cinese.
Si
possono trovare altre autorevoli testimonianze che confermano tale
punto di vista. All'obiezione che queste citazioni riguardano le arti
marziali e non i giochi strategici si può semplicemente far notare dello
strettissimo legame di cui si è detto e dalla evidente continuità tra
queste forme. Se si accetta l'idea secondo la quale gli antichi giochi
strategici debbono essere considerati forme d'arte, allora non si potrà
non accettare l'idea che ne consegue, ovvero che esse debbano a buon
diritto essere annoverate tra le arti marziali . Il fatto che esse
furono per molti secoli riservate ai componenti delle caste guerriere e
costituirono uno strumento utilizzato per la formazione di imperatori e
monarchi è un ulteriore elemento che rafforza l'assunto.
Perché la
vittoria non dovrebbe essere il fine ultimo dei due antagonisti? Non
è facile per un occidentale moderno rispondere a questa domanda. Basterebbe tenere presente che lo scopo ultimo del gioco
non è affatto il
vincere o
il perdere ma
realizzare una presa di coscienza effettiva, comprendere nel modo più
profondo possibile il simbolo che si sta attivando. Ananda K.
Coomaraswamy scrive "...In un
gioco non vi è in vero nulla da guadagnare se non «il piacere che rende
perfetta l’azione» e la possibilità di comprendere che cosa sia
propriamente un rito, quindi non dobbiamo mai giocare negligentemente,
ma nemmeno come se la nostra vita dipendesse dalla vittoria, Il gioco
implica ordine... il vero scopo del gioco è che non si
gioca solo per vincere, bensì per recitare una parte, quella conforme
alla nostra propria natura; e ci compete solo il giocar bene, a
prescindere da un risultato che non possiamo prevedere. «Noi possiamo
dominare soltanto l’azione, non il frutto dell’azione: perciò fa che non
sia il frutto dell’azione a farti agire, e nello stesso tempo non
esitare ad agire» (Bhagavad-Gîtâ, II, 47). «Le battaglie si perdono con
lo stesso spirito con cui si vincono» (Whitman); la vittoria dipende da
molti fattori che sfuggono al nostro controllo, e non sta a noi di
preoccuparci di ciò di cui non siamo responsabili." da Gioco e serietà . tali considerazioni se correttamente intese dovrebbero portarci, perlomeno a livello di intenzione, a predisporci
interiormente per dare il meglio di sè stessi nella speranza di poter realizzare degnamente l'opera di edificazione a cui ci stiamo dedicando non a discapito ma unitamente a chi chiamiamo molto impropriamente nostro contendente. Va tenuto ben presente che tale opera racchiuderà un insegnamento profittevole per
entrambi ed anche che in base alla nostra disposizione sia la vittoria che la
sconfitta potrebbero comportare uno sviluppo interiore o una caduta.
Come già abbiamo scritto altrove, va ricordato
che la vittoria dovrebbe normalmente essere considerata
come il sovrappiù, che viene concesso a chi si dispone correttamente, cercando di fare unità in sé stesso
e nelle proprie forze in campo che non rappresentano altro che le
proprie facoltà interiori. In
realtà gli incontri rappresentano delle opportunità per verificare
la propria condizione e
non un'occasione per esaltare la propria individualità.
Come è indicato esplicitamente da alcuni maestri di arti
marziali l'avversario non è quello che abbiamo di fronte a noi, ma
quello che portiamo dentro di noi. Si
tratta della
mente o dell'ego
a seconda dei punti di vista che vanno
domati. I giochi
strategici nelle mani di maestri
qualificati, furono
strumenti particolarmente adeguati per
trasmettere l'insegnamento, e consentivano di porre in luce le qualità
positive e negative che i praticanti portavano in sé stessi.
Una volta che tali elementi emergevano mediante la pratica e alle istruzioni ricevute dai
maestri, questi ultimi avevano modo di intervenire mediante opportune sollecitazioni e opportune rettificazioni calibrate in base alle caratteristiche specifiche di ogni singolo discepolo.
Siamo giunti alla conclusione. Ci riteniamo soddisfatti perché questo testo consentirà a qualche Lettore privo di pregiudizi e dal senso critico ancor vivo di avere la possibilità di prendere in considerazione un approccio ai giochi strategici ignorato in Occidente da molto tempo. Non è di nessuna importanza che il numero sia estremamente esiguo, in questo genere di cose la qualità è incomparabilmente più importante della quantità.
Note
Siamo giunti alla conclusione. Ci riteniamo soddisfatti perché questo testo consentirà a qualche Lettore privo di pregiudizi e dal senso critico ancor vivo di avere la possibilità di prendere in considerazione un approccio ai giochi strategici ignorato in Occidente da molto tempo. Non è di nessuna importanza che il numero sia estremamente esiguo, in questo genere di cose la qualità è incomparabilmente più importante della quantità.
Note
1
- Akiko Nakakura si
è adoperata moltissimo nell'insegnamento dello Shogi ai
giovanissimi. Il suo sito I-tsu-tsu
riporta testimonianze
assai interessanti a riguardo. Scrive tra l'altro: “La cultura
giapponese, compreso lo Shogi, abbraccia
molti valori
. Così
come lo
Shogi
ha scopi
ultimi diversi dalla
vittoria o la sconfitta, le
altre forme
tradizionali giapponesi debbono avere principi
che non
possono essere colti
con un'esperienza superficiale. È un grande peccato crescere
senza averli
compresi. Esistono
valori che possono
essere scoperti
mediante
esperienze analoghe e reali a
dispetto
dell'era
digitale...”
Dal 2007 ha operato in seno alla Japan Shogi Association alla Ladies Professional Shogi-Players 'Association of Japan (LPSA).
2
- La
sete di
vittoria
e
l'esaltazione del proprio ego sono tra
le
ragioni
che spingono
spesso, l'uomo occidentale ad accostarsi e praticare i
cosiddetti Scacchi internazionali. Non importa che tale pratica sia
esercitata in maniera dilettantesca o professionale, ciò che conta
per prima cosa è vincere e trarre la massima gratificazione dal successo ottenuto. Significativo sarebbe a questo proposito
stilare un elenco delle monografie edatate negli ultimi 50 anni,
nelle varie lingue europee, il
cui titolo rappresenta
una proposta (
di acquisto… )
che non
si può rifiutare. Non ne abbiamo a disposizione alcuno, ma i titoli
si ricordano facilmente,
ad
es. : giocare per vincere, Vincere con l'Est-Indiana,Winning Chess Traps, e via di questo passo.
2 bis - Sapienza orientale e cultura occidentale di Ananda K. Coomaraswamy è un testo particolarmente adeguato per comprendere la ragione di certe realtà assai scomode che hanno portato alla "fabbricazione" della mentalità collettiva dell' Occidente moderno. Riportiamo qualche passaggio tratto dalla presentazione del soppraddetto testo:
"Nei saggi raccolti in questo volume, dato alle stampe per la prima volta nel 1947, l’autore mette in luce da vari punti di vista gli errori della cultura occidentale dominante che ha anteposto il primato dell’azione al primato della contemplazione, il culto del Nuovo all’attenzione alla Verità, l’idolo dell’alfabetismo coatto alla saggezza delle culture orali. Sottolinea pure gli errori e i guasti della colonizzazione che ha imposto ai popoli extraeuropei i modelli culturali e tecnologici dell’Occidente, sgretolando culture civili armoniche ed equilibrate ed esportando i germi di un disordine morale ed ecologico di cui oggi si sopportano le conseguenze...La sua visione dei problemi del mondo moderno è lucidissima...Coomaraswamy propone una cura sempre valida, anzi, forse oggi più necessaria che mai: un ritorno consapevole alla saggezza tradizionale, smarrita dagli occidentali ma ancora viva nel «suo» Oriente induista e buddhista.
2 bis - Sapienza orientale e cultura occidentale di Ananda K. Coomaraswamy è un testo particolarmente adeguato per comprendere la ragione di certe realtà assai scomode che hanno portato alla "fabbricazione" della mentalità collettiva dell' Occidente moderno. Riportiamo qualche passaggio tratto dalla presentazione del soppraddetto testo:
"Nei saggi raccolti in questo volume, dato alle stampe per la prima volta nel 1947, l’autore mette in luce da vari punti di vista gli errori della cultura occidentale dominante che ha anteposto il primato dell’azione al primato della contemplazione, il culto del Nuovo all’attenzione alla Verità, l’idolo dell’alfabetismo coatto alla saggezza delle culture orali. Sottolinea pure gli errori e i guasti della colonizzazione che ha imposto ai popoli extraeuropei i modelli culturali e tecnologici dell’Occidente, sgretolando culture civili armoniche ed equilibrate ed esportando i germi di un disordine morale ed ecologico di cui oggi si sopportano le conseguenze...La sua visione dei problemi del mondo moderno è lucidissima...Coomaraswamy propone una cura sempre valida, anzi, forse oggi più necessaria che mai: un ritorno consapevole alla saggezza tradizionale, smarrita dagli occidentali ma ancora viva nel «suo» Oriente induista e buddhista.
3
- per un profilo su
questo maestro vedi:https://it.wikipedia.org/wiki/Gichin_Funakoshi
)
5 - vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Morihei_Ueshiba
6 - https://it.wikipedia.org/wiki/Shogi
7 - https://it.wikipedia.org/wiki/Go_(gioco)
Ricordiamo che il Go nasce in Cina e viene fatto risalire all' imperatore cinese Yao (2337–2258 a.C.), che promosse la sua ideazione allo scopo di instillare in suo figlio Danzhu la disciplina, la concentrazione e l'equilibrio. Il go faceva èarte della quattro arti dello junzi (il gentiluomo cinese), assieme alla calligrafia, alla pittura e alla musica.
8 - https://it.wikipedia.org/wiki/Bushido
Ispirato alle dottrine del buddhismo e del confucianesimo adattate alla casta dei guerrieri, il Bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi princìpi causava il disonore del guerriero, che espiava la propria colpa commettendo il seppuku, il suicidio rituale.
9 - https://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Zen
10 - In una società tradizionale ciò era possibile in quanto ogni attività compresa quella ludica era ricollegata ai principi, ma nella società occudentale moderna dove il punto di vista profano domina incontrastato riteniamo sia molto difficile se non praticamente impossibile esperire ciò. A complicare ancor le cose vi è stata nel corso degli ultimi secoli una sapiente manipolazione sia del pensiero che del linguaggio finalizzata a rendere estremamente difficoltoso l'accesso a determinate possibilità , in modo da impedire agli occidentali aventi le necessarie qualificazioni di potersi accostare e comprendere le idee proprie delle antiche forme orientali. Le idee vengono alterate deliberatamente e volgarizzate per essere poi offerte al grande pubblico. Il linguaggio deve adattarsi a questo disegno perché veicola le idee. Così si è giunti al punto di definire la ritualità orientale pratica superstiziosa. Parimenti il termine "rituale" è stato incorporato a forza nella terminologia della psicologia moderna, riferendolo a una successione di atti che persone con nevrosi ossessiva debbono compulsivamente compiere in modo ripetuto.
In modo analogo il termine "mantra" è stato introdotto, snaturandone con altrettanta malizia il significato, incorporandolo nella sedicente Scienza della comunicazione e della propaganda mediatica.
Anche la tanto idolatrata genialità occidentale andrebbe considerata, in base a quanto detto sopra, in rapporto con la saggezza orientale, nel presente contesto ludico.
Così la vittoria ottenuta dal saggio non può coincidere con la vittoria del genio, quand'anche se esteriormente potrebbero apparire simili... non va mai dimenticato che lo stesso effetto può trarre il suo essere da cause differenti. Una dimostrazione di qualità tecniche elevatissime non vivificate dallo spirito e dalla reale conoscenza di quel che il gioco simboleggia, porterà all'entusiasmo il grande pubblico, ma lascierà indifferente colui che ha penetrato l'essenza del gioco.
Mentre la vittoria del genio comporta ampio ricorso all'analisi, quella del saggio sboccia spontanea, frutto di una visione sintetica e unitaria. Questi aspetti non riguardano solo i giochi strategici, ma sono stati evidenziati dagli antichi maestri di arti marziali e dai loro discendenti.
M.G.
6 - https://it.wikipedia.org/wiki/Shogi
7 - https://it.wikipedia.org/wiki/Go_(gioco)
Ricordiamo che il Go nasce in Cina e viene fatto risalire all' imperatore cinese Yao (2337–2258 a.C.), che promosse la sua ideazione allo scopo di instillare in suo figlio Danzhu la disciplina, la concentrazione e l'equilibrio. Il go faceva èarte della quattro arti dello junzi (il gentiluomo cinese), assieme alla calligrafia, alla pittura e alla musica.
8 - https://it.wikipedia.org/wiki/Bushido
Ispirato alle dottrine del buddhismo e del confucianesimo adattate alla casta dei guerrieri, il Bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi princìpi causava il disonore del guerriero, che espiava la propria colpa commettendo il seppuku, il suicidio rituale.
9 - https://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Zen
10 - In una società tradizionale ciò era possibile in quanto ogni attività compresa quella ludica era ricollegata ai principi, ma nella società occudentale moderna dove il punto di vista profano domina incontrastato riteniamo sia molto difficile se non praticamente impossibile esperire ciò. A complicare ancor le cose vi è stata nel corso degli ultimi secoli una sapiente manipolazione sia del pensiero che del linguaggio finalizzata a rendere estremamente difficoltoso l'accesso a determinate possibilità , in modo da impedire agli occidentali aventi le necessarie qualificazioni di potersi accostare e comprendere le idee proprie delle antiche forme orientali. Le idee vengono alterate deliberatamente e volgarizzate per essere poi offerte al grande pubblico. Il linguaggio deve adattarsi a questo disegno perché veicola le idee. Così si è giunti al punto di definire la ritualità orientale pratica superstiziosa. Parimenti il termine "rituale" è stato incorporato a forza nella terminologia della psicologia moderna, riferendolo a una successione di atti che persone con nevrosi ossessiva debbono compulsivamente compiere in modo ripetuto.
In modo analogo il termine "mantra" è stato introdotto, snaturandone con altrettanta malizia il significato, incorporandolo nella sedicente Scienza della comunicazione e della propaganda mediatica.
Anche la tanto idolatrata genialità occidentale andrebbe considerata, in base a quanto detto sopra, in rapporto con la saggezza orientale, nel presente contesto ludico.
Così la vittoria ottenuta dal saggio non può coincidere con la vittoria del genio, quand'anche se esteriormente potrebbero apparire simili... non va mai dimenticato che lo stesso effetto può trarre il suo essere da cause differenti. Una dimostrazione di qualità tecniche elevatissime non vivificate dallo spirito e dalla reale conoscenza di quel che il gioco simboleggia, porterà all'entusiasmo il grande pubblico, ma lascierà indifferente colui che ha penetrato l'essenza del gioco.
Mentre la vittoria del genio comporta ampio ricorso all'analisi, quella del saggio sboccia spontanea, frutto di una visione sintetica e unitaria. Questi aspetti non riguardano solo i giochi strategici, ma sono stati evidenziati dagli antichi maestri di arti marziali e dai loro discendenti.
M.G.
Milano 6 - 8 - 1018
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