«E poi che le parole sue restaro,
non altrimenti ferro disfavilla
che bolle, come i cerchi sfavillaro.
L’incendio suo seguiva ogne scintilla;
ed eran tante, che ’l numero loro
più che ’l doppiar de li scacchi s’inmilla.
Io sentiva osannar di coro in coro
al punto fisso che li tiene a li ubi,
e terrà sempre, ne’ quai sempre fuoro.»
[La Divina Commedia, Paradiso, Canto XXVIII, vv. 88-96]
Dante
e Beatrice si trovano nel cielo Cristallino (o Primo Mobile), sede dei
nove cori angelici. Beatrice ha appena fugato i dubbi di Dante sulla
struttura e la dinamica dei cerchi concentrici fiammeggianti (che
ospitano i cori) e ruotanti intorno a quello che sembra essere il loro
centro comune – il quale, in realtà, li contiene [Paradiso, Canto XXX,
vv. 10-12] –, un punto luminosissimo corrispondente a Dio.
Lo sfavillio dei cerchi e il coro delle voci rivelano le presenze e i festeggiamenti degli angeli, e il numero di scintille prodottesi è straordinariamente elevato; per far intuire al lettore l’entità di questo numero (già nella Bibbia, ad es. in Daniele 7, 10 e in Apocalisse 5, 11, si parla della moltitudine degli angeli), Dante menziona un famoso aneddoto sull’origine indiana del gioco degli Scacchi [cfr., ad es., il recente libro “Scacchi: una Storia da raccontare” dello scacchista Luigi Ramini, pp. 17-21; l’Autore, comunque, pur ricordando versioni differenti (riguardo alla conclusione) dell’aneddoto, si dichiara scettico sulla fondatezza storica dello stesso].
Dante
Alighieri cita il gioco degli Scacchi parlando della moltitudine degli
angeli, in un Canto del Paradiso considerato dalla dantista Anna Maria
Chiavacci Leonardi «tra i più astratti e immateriali del
poema». D’altronde, secondo la visione del Sommo Poeta (nel solco della
Tradizione Cristiana), gli angeli, oltre a essere creature puramente
spirituali intermediarie fra il divino e l’umano, sono attigui, nella
scala degli esseri, agli esseri umani.
[Ho
utilizzato “La Divina Commedia, Paradiso” di Dante Alighieri, Commento
di Anna Maria Chiavacci Leonardi, Oscar Mondadori 2015 (Ristampa).]
Nella
nostra epoca tanti esseri umani, che hanno acquisito una visione del
mondo naturalista e scientista, si rifiutano di credere all’esistenza di
realtà spirituali non riducibili alla materia. Presumere che un
approccio naturalista e scientista sia adeguato per indagare la realtà
nel suo complesso, però, costituisce una posizione infondatamente
pretensiosa verso la realtà stessa.
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